Sintesi del Gender policies report 2018 che ha l’obiettivo di fornire un quadro descrittivo e analitico (non di carattere congiunturale, ma strutturale) della configurazione del mercato del lavoro femminile in Italia e dell’adozione di policies aventi effetto diretto o indiretto in chiave di genere.
La possibilità per le imprese di ottenere un vantaggio competitivo attraverso la valorizzazione delle diversità individuali si sta concretizzando, anche nel contesto europeo e italiano, nella definizione di una nuova strategia di gestione delle risorse umane, meglio nota come diversity management (Dm). In Europa però, la logica americana del business case si è tradotta nella definizione di Carte della diversità volte a costruire, a livello istituzionale, un comune framework di riferimento per le politiche di diversità, ma anche di inclusione e lotta alle disuguaglianze.
Puntare sul Diversity Management significa, per un’organizzazione, promuovere strategie di reclutamento e gestione delle risorse umane che mirano alla valorizzazione delle diversità (di genere, origine etnica, età, abilità fisiche, orientamento sessuale, identità di genere). L’ipotesi che sta alla base del Diversity Management è che una gestione della forza lavoro centrata sull’inclusione e sulla promozione della diversità offra ad aziende e amministrazioni pubbliche una serie di vantaggi competitivi: incentivo al cambiamento, valorizzazione dei talenti, spinta a trovare soluzioni innovative, capacità di rispondere all’eterogeneità di clienti e mercati, aumento del commitment dei dipendenti, valorizzazione dei background formativi e di esperienza, creazione di un ambiente di lavoro più armonioso.
Per fare oggi di un’organizzazione un’efficace squadra che competa sul mercato occorre tenere conto delle diverse culture, esperienze, motivazioni, competenze, capacità dei collaboratori che la compongono. Occorre, cioè, attivare all’interno delle aziende politiche di Diversity Management in grado di migliorare le performance di business, neutralizzare le tensioni socio-culturali e aiutare ciascuno a dare il meglio di sé. Questo volume, frutto dell’attività pluriennale del Laboratorio Armonia della SDA Bocconi, affronta il tema della diversità in modo finalmente innovativo, parlando della pluralità di bisogni e competenze che animano ogni individuo all’interno delle organizzazioni, e non solo di appartenenza, etnica, sociale, religiosa e di genere. E lo fa attraverso la lettura dei principali contributi teorici, l’esposizione dei dati di ricerche nazionali e internazionali, l’analisi e la descrizione di significative case histories (tra le quali IKEA e IBM).
ll volume,offre un approfondimento di informazioni già diffuse dell’Istat, indaga i tempi di vita delle persone a partire da circa 70 indicatori proposti dell’Unece per illustrare in modo standardizzato e comparabile alcune dimensioni della vita sociale ed economica dei diversi Paesi. Nella prima parte, dedicata ai tempi di lavoro, per la prima volta viene stimato il valore economico del lavoro non retribuito prodotto in Italia e si analizzano le differenze di genere nei carichi di lavoro totale per i diversi modelli di organizzazione familiare presenti nel Paese. La seconda parte analizza il legame tra benessere e tempi di vita: la conciliazione tra le diverse dimensioni della vita e la sovrapposizione tra tempi diversi (multitasking); il tempo dedicato alla socialità e alle attività del tempo libero; i tempi legati ai diversi stili di vita e il loro impatto sulla salute (sonno, modalità di spostamento, attività sedentarie). Particolare rilievo viene dato alla comparazione internazionale, resa possibile dalla recente (aprile 2018) pubblicazione da parte di Eurostat delle tavole relative alla seconda edizione delle indagini armonizzate europee.
ll volume offre una panoramica sui tempi di vita delle persone, attrvaverso la definizione di circa 70 indicatori dell’Unece, introdotti per comparare alcune dimensioni della vita sociale ed economica dei diversi Paesi UE. Nella prima parte del volume vengono presentati i risultati legati ai tempi di lavoro, in particolarein riferimento a: lavoro non retribuito, differenze di genere e modalità organizzative. Nela seconda parte viene analizzata la connessione tra benessere e tempi di vita. Di particolare importanza risulta essere la comparazione internazionle, grazie alla recente pubblicazione di Eurostat (2018) delle tavole relative alla seconda edizione delle indagini armonizzate europee.
ll volume,offre un approfondimento di informazioni già diffuse dell’Istat, indaga i tempi di vita delle persone a partire da circa 70 indicatori proposti dell’Unece per illustrare in modo standardizzato e comparabile alcune dimensioni della vita sociale ed economica dei diversi Paesi. Nella prima parte, dedicata ai tempi di lavoro, per la prima volta viene stimato il valore economico del lavoro non retribuito prodotto in Italia e si analizzano le differenze di genere nei carichi di lavoro totale per i diversi modelli di organizzazione familiare presenti nel Paese. La seconda parte analizza il legame tra benessere e tempi di vita: la conciliazione tra le diverse dimensioni della vita e la sovrapposizione tra tempi diversi (multitasking); il tempo dedicato alla socialità e alle attività del tempo libero; i tempi legati ai diversi stili di vita e il loro impatto sulla salute (sonno, modalità di spostamento, attività sedentarie). Particolare rilievo viene dato alla comparazione internazionale, resa possibile dalla recente (aprile 2018) pubblicazione da parte di Eurostat delle tavole relative alla seconda edizione delle indagini armonizzate europee.
Letteratura teorica e principali correnti del pensiero economico hanno ampiamente sostenuto che un lavoro più flessibile risponde meglio alle esigenze di contenimento dei costi e di recupero di efficienza delle imprese. La flessibilizzazione del lavoro comporta però non solo la nascita di un dualismo di mercato tra lavoratori garantiti e non, ma ha anche possibili effetti depressivi sull’economia: l’incertezza del reddito percepito impatta sul livello della domanda aggregata, sia direttamente (per una minore propensione al consumo), sia attraverso una minore capacità di indebitamento. A 20 anni dell’avvio della lunga stagione di riforme che, in Europa e nel mondo,ha profondamente modificato la disciplina dei rapporti di lavoro, quali sono irisultati? L’occupazione è aumentata o diminuita? E la produttività? Qui una breve rassegna delle principali conclusioni cui sono giunti studiosi e grandi istituzioni internazionali come FMI, World Bank e OCSE.
La Relazione annuale ‘ La violenza contro le donne in Lombardia – I dati dei centri antiviolenza 2017’ giunta alla III edizione, analizza i dati sulle donne vittime di violenza di genere che si sono rivolte ad uno dei 36 Centri antiviolenza abilitati all’inserimento dei dati nel nuovo Sistema Informativo dell’Osservatorio Regionale Antiviolenza – O.R.A. e fanno riferimento ai contatti e ai casi trattati nel corso del 2017.
“Il paper illustra le caratteristiche del progetto MAAM individuandone gli elementi di innovatività e indaga il suo impatto, sulla popolazione maschile che partecipa al percorso, rispetto alla presa di coscienza di come si cambia diventando genitore, quali competenze si acquisiscono, quali sono le principali conseguenze della paternità nella gestione vitalavoro e cosa caratterizza il ruolo dei padri oggi. Il working paper si apre con un’analisi di contesto volta a presentare lo scenario e le criticità che caratterizzano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in Italia, anche dal punto di vista della paternità. Segue una breve descrizione della struttura di MAAM della tipologia di dati oggetto della ricerca e della metodologia di analisi utilizzata. Il lavoro presenta poi l’analisi quali-quantitativa dei dati raccolti attraverso la piattaforma e si chiude con delle brevi considerazioni conclusive.”