Il rapporto Istat 2015 fornisce, tra i vari dati, una panoramica di quanto e dove le imprese usano misure di flessibilità e conciliazione. Cambiamenti in corso e prospettive future.
La pubblicazione “Attori e territori del welfare. Innovazioni nel welfare aziendale e nelle politiche di contrasto all’impoverimento” di Rizza e Bonvancini è stata pubblicata nel 2014 da Franco Angeli. Nasce a partire dall’attività svolta a Bologna nell’ambito del Tavolo Tematico fare WELfare, progetto sostenuto dalla Fondazione Alma Mater (FAM) di Bologna in collaborazione con l’Università di Bologna.
L’articolo offre una panoramica di luci e ombre del Jobs Act per quanto riguarda le misure per la conciliazione lavoro-famiglia. Si tratta infatti di misure valide solo per il 2015 e non ancora neppure in vigore: ecco cosa è previsto e per quanto tempo.
Un tempo erano le case popolari, le colonie estive per i figli dei dipendenti, i dopolavoro: così le aziende si prendevano cura dei lavoratori. Oggi quella visione «materna» del sostegno al personale ha lasciato il posto a un patto di collaborazione tra impresa e dipendenti, ma anche tra impresa e territorio che la ospita. Il welfare aziendale diventa così parte integrante dell’offerta di servizi sociali degli enti locali.
Non denaro, ma un pacchetto di benefit che, a conti fatti, si traduce in un maggiore risparmio a fine mese per i lavoratori. Si tratta di un modello di remunerazione innovativo e complementare ai sistemi monetari tradizionali che, attraverso l’offerta di beni o servizi da parte dell’azienda, consente al lavoratore di tutelare il proprio potere di acquisto. È questa la nuova frontiera del welfare, o meglio la formula che si sta affermando all’interno delle imprese, anche in quelle di piccole e medie dimensione.
A Brescia si sono inventati una card che “garantisce un risparmio ben superiore agli 80 euro al mese elargiti da Matteo Renzi”. La card fornita dalle imprese che hanno aderito all’iniziativa ai dipendenti, grazie a convenzioni con catene della grande distribuzione, poliambulatori, agenzie di viaggi, permette di ottenere sconti che possono arrivare fino al 30%.
E’ aumentata dal 7% del 2008 al 12% del 2013 la quota di padri che sceglie il congedo parentale per accudire i figli neonati dopo il periodo di maternità obbligatoria a favore della madre. Lo rivela una ricerca dell’Aldai – Associazione lombarda dirigenti aziende industriali – realizzata in occasione della terza edizione del Premio Aldai “Merito & Talento”, organizzato dal Gruppo Donne Dirigenti, assegnato a 18 donne manager.
Come mettere insieme tre grandi realtò assicurative senza dichiarare esuberi e cercando di coinvolgere di più il personale. Ci sta provando Generali Italia, che nel 2013 ha avviato il più grande programma di integrazione del settore per assemblare Assicurazioni Generali, Ina Assitalia e Alleanza Toro.
Retribuzione & benefits sono il fattore più importante nella scelta di un posto di lavoro, o la molla che spinge a cambiarlo. Il lato materiale supera (anche se di un punto solo) la sicurezza del posto (55%).
Nelle priorità dei potenziali dipendenti seguono l’ambiente di lavoro piacevole (48%), la solidità finanziaria e il work-life balance (41%), le opportunità di carriera (37%).
Il recente rapporto Istat dipinge una situazione ancora critica per quanto riguarda l’occupazione femminile in relazione alla maternità. Poco più della metà delle mamme italiane lavora. Le altre non lo facevano già prima della gravidanza, oppure hanno perso o dovuto lasciare il lavoro dopo la nascita del figlio. Il problema riguarda le donne nel nostro Paese, ancora di più se con bassa istruzione, residenti al Sud e di origine straniera. Quali soluzioni nascono nei territori? Quali soluzioni possono emergere dalle esperienze “sul campo”?